Quali conseguenze se la Russia fallisse?
Qualche giorno fa, in una trasmissione della televisione russa Rbc, all` analista economico Alexander Butmanov un intervistatore chiedeva se, date le sanzioni occidentali contro Mosca, avrebbe cambiato le sue strategie d’investimento in Borsa.  È anche per contrastare questo clima nero che la banca centrale di Mosca ha onorato, il 17 marzo, la prima scadenza di pagamento sui titoli di Stato russi dallo scoppio della guerra.  Le autorità russe hanno versato i dollari – non i rubli come avevano minacciato di fare – alla banca americana che agisce da corrispondente, JpMorgan, la quale a sua volta li ha trasferiti all’ agente pagatore, in questo caso Citigroup, che ha il compito di versarli agli investitori.  L’ obiettivo della banca centrale e del ministro delle Finanze, Anton Siluanov, è stato quello di affermare che la Russia è in grado di mantenere gli impegni nonostante le sanzioni e nonostante che metà delle sue riserve valutarie siano state congelate.
Ma secondo la società di analisi Morningstar, gli investitori che potrebbero soffrire maggiormente sono colossi come Pimco, Invesco, Goldman Sachs, Payden, Ashmore, Schroders, in grado di assorbire le perdite sia in caso di default sia a causa del crollo del valore dei titoli di Stato russi.  È comunque chiaro che, al cospetto dell’ invasione dell’ Ucraina, la finanza è diventata la continuazione della guerra con altri mezzi. L’ incertezza rende difficilissime le previsioni: le agenzie di rating Standard & Poor’ s e Moody’ s, che hanno ridotto il debito russo a spazzatura, prevedono per quest’ anno un calo del Pil rispettivamente di oltre il 6% la prima e tra il 13,5 e il 24% la seconda.

A un certo punto della caduta dell’economia, il default diventerebbe sempre più probabile, forse inevitabile e Mosca potrebbe non avere nemmeno l’ accesso al Fondo monetario internazionale che in questi casi interviene con finanza di salvataggio e con piani di ristrutturazione del debito e di riforme dell’economia.

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